Lunghezza e tempo di percorrenza | 13 km a/r rifugio Brentari + 5 km a/r Cima d’Asta |
Difficoltà | EE |
Dislivello | 1.100 m. fino al rifugio Ottone Brentari + 400 m per la salita a Cima d’Asta |
Partenza e Arrivo | rifugio Malga Sorgazza (m.1.450) |
Sentieri | Cai n.327-364 |
Primo giorno Venerdì 2 Settembre
Si parte da malga Sorgazza, noto e rinomato agriturismo in stagione, nell’alta Val Malene, la valle che si dirama da Pieve Tesino. Facilmente raggiungibile in auto.La salita al rifugio Brentari non è difficile, tuttavia richiede un buon allenamento al camminare su sentieri ripidi. E’ relativamente lunga, soprattutto affronta un buon dislivello di circa 1.100 metri in almeno 3 ore di cammino. Partiamo dal grande parcheggio di malga Sorgazza e seguiamo la stradina, chiusa al traffico automobilistico, che contorna il bacino d’acqua dell’Enel. Oltre lo specchio d’acqua la sterrata sale leggermente immersa nel bosco a mezzacosta sul profondo displuvio del torrente Grigno, che scende da forcella Magna. In breve passiamo il raccordo del sentiero Cai n.386 che sale al rifugio Brentari per il lungo e impegnativo sentiero della Campagnassa e forcella del Passetto. Proseguiamo piacevolmente lungo la stradina per quasi una mezz’ora fino ad arrivare alla baracca (‘Il Bivio’ o teleferica Brusà) della teleferica di servizio del rifugio Brentari. Ora tralasciamo la stradina, che prosegue come ampia mulattiera alla volta di forcella Magna, e saliamo per il sentierino dietro la baracca della teleferica. Seguendo i segnali bianco-rossi nel fitto bosco in breve troviamo un bel ponticello di legno che ci permette di attraversare facilmente il cospicuo torrente. Segue un tratto a leggeri scaliscendi tra grossi massi di frana in una zona semi-paludosa, particolarmente interessante dal punto di vista naturalistico. Alta, in lontananza, vediamo la piramidale Cima d’Asta, caratterizzata da una (piccola in lontananza) croce. Inizia la salita vera e propria, dapprima abbastanza moderata e piacevole per inerpicarsi via via sempre più sul versante sinistro (in salita) del grande vallone. La vegetazione diviene sempre più rada, la fatica aumenta tra i numerosi tornanti e i tanti allunghi che i grossi massi di granito costringono a fare. A quota 2.000 metri troviamo il bivio del Bualon con il sentiero Cai n.326, uno dei sentieri per la traversata verso forcella Magna. Un altro tratto abbastanza faticoso e giungiamo ai piedi della scarpata di placconate di granito, allietata da piacevoli e rumorose cascatelle. Qui possiamo decidere se aggredire la roccia, seguendo i segni bianco-rossi Cai, piacevole e non difficile tratto di “quasi” arrampicata, oppure optare per la più facile variante. In entrambi i casi i sentieri si riuniscono prima dell’erta finale del valloncello che scende dal laghetto, proprio sotto le balze rocciose dove poggia il rifugio, del quale si vede la cabina superiore della teleferica e l’asta con la bandiera. Ancora un po’ di fatica tra l’imponente macereto di grossi massi e guadagnamo la sospirata sponda del bellissimo laghetto di Cima d’Asta. In breve siamo al rifugio, a poca distanza.
Secondo giorno 3 Settembre
Cima d’Asta (m.2.847), massima elevazione dell’intera catena Lagorai-Cima d’Asta. Imponente struttura granitica che ricorda le Alpi Occidentali, pur essendo un “quasi” tremila. La salita per la via normale in condizioni ottimali non pone particolari difficoltà, comunque per escursionisti esperti (Cai=EE).
Per evidente sentiero tra il macereto di grossi massi, alto sul fianco destro del laghetto di Cima d’Asta, raggiungiamo un incavo della depressione rocciosa della cresta detto “la Forzeleta” (m.2.680). La si scavalca per scendere brevemente ma ripidamente sul vallone opposto, con anche qualche cordino d’acciaio utile per destreggiarsi più facilmente tra le roccette spesso ghiacciate (non serve set da ferrata). Risaliamo tutto l’ampio vallone, detto Lastè dei Fiori, che diviene via via più ripido e faticoso verso il Zimon di Cima d’Asta.
Uniche problematiche potrebbero essere il maltempo e le nebbie persistenti, ed anche cumuli di neve o ghiaccio fino a tarda stagione, l’ambiente ricorda infatti le montagne Occidentali più che le Dolomiti..A pochi metri dalla cima si trova il rinnovato (2009) ricovero “Gianni Cavinato”, piccola costruzione in muratura con tavolo e due brande, residuo come molti altri di una postazione realizzata durante la Grande Guerra. Poi si ritorna al Rif. Brentari e si ritorna per la stessa via fatta il giorno precedente per Malga Sorgazza.